Cesare Pavese. Un poeta, un uomo alla ricerca dell’amore vero.

Nulla è come sembra. Le apparenze, come si sa, ingannano: sono il filtro attraverso cui decidiamo di mostrarci al mondo, la famosa maschera di Pirandello che vestiamo per interpretare un determinato ruolo nella società, il velo con cui celiamo il nostro io nascosto agli altri.

Cesare_Pavese_1

Cesare Pavese

Ho deciso, con una mossa forse poco ortodossa, di iniziare da lui, dal caro Cesare Pavese, sempre così schivo, così solitario, globalmente conosciuto come il tipico asociale che sicuramente si sarebbe sentito parecchio a disagio nel dover essere il protagonista di questa prima tappa del nostro percorso letterario. È un autore noto per i suoi ritratti realistici, per i suoi romanzi di guerra, per la descrizione di episodi legati al periodo della resistenza. Ciononostante la sua fama di misogino incallito è altrettanto conosciuta e varrebbe come unico motivo per chiudere qui il suo ritratto, soprattutto nel numero del mese dedicato agli innamorati.

Ma tale definizione lo caratterizza realmente? Lungi da me l’idea di cancellare intere pagine di critica pregne di analisi psicologiche su come il povero Cesare avesse problemi nel rapportarsi col gentil sesso: a partire dal legame con la madre, che definire complesso sarebbe un mero eufemismo, sino poi ad arrivare alla caratterizzazione delle donne nei suoi romanzi, vittime calcolatrici di un meccanismo o morsa che ha come unico scopo la distruzione di mariti, amici, compagni, uomini.

Vorrei tuttavia sottolineare come, dietro questa dura scorza appena descritta e assolutamente veritiera, vive un Pavese nascosto, più intimo forse, celato per paura, sconosciuto ai più, ma che ben si riflette se si analizza la sua vita personale in modo più calmo e attento.

Il nostro viaggio parte quindi da qui: dall’analisi del Pavese più ignoto che passerà tutta la sua vita alla ricerca di quella che banalmente potremmo definire la sua ‘anima gemella’.

La prima fase è, come tipico di ogni essere umano, caratterizzata dalle prime cotte adolescenziali: la sorella di un amico di amici, tale Ponina Tallone, è quella che per prima riesce a conservare il silenzio tanto caro al giovane studente piemontese e a creare il primo vero idillio con il futuro scrittore. Ma se da un lato Pavese si invaghisce di persone reali e tangibili, è anche vero che, come spesso accade, la sua mente è satura di immagini provenienti dal teatro di varietà, soprattutto dalla figura elegante e splendente di Milly. Cesare la osserva da lontano, va a vedere i suoi spettacoli, la sogna, la brama, tanto che dopo una serata trascorsa a teatro si ritrova ad errare tutta la notte come un lupo, per poi finire ad accarezzare alla prima luce dell’alba una piccola gattina sperduta. Dettagli insignificanti ma che fanno emergere sin da subito il desiderio di essere amato, il bisogno di affetto, il lato dolce di un Pavese che sin da subito appare non tanto granitico come sembrava.

È però con Tina Pizzardo che la passione travolgente spalanca le porte della dimensione riservata di Pavese e scaraventa i fogli disposti ordinatamente sul tavolo. Tina è la svolta: più grande di cinque anni, laureata, comunista, è attratta dall’aura poetica che inizia ad emergere attorno al giovane Pavese e lui si lascia ammaliare dalla vitalità della donna. È una storia che lo prende sin da subito, preda di quella che lui stesso definisce febbre dei sensi, finché lei inizia a ritrarsi. Delusa da un uomo che credeva impermeabile alle passioni e che invece si è dimostrato troppo sensibile ai suoi occhi, Tina si guarda attorno, cerca le attenzioni di altri, si discosta sempre più da un Cesare che invece le chiede, in un ultimo tentativo di tenerla stretta a sé, legata alla sua vita, di sposarlo. Inutile dire che il matrimonio non avverrà mai.

048-garufi

Bianca Garufi

Ormai siamo all’altezza della seconda guerra mondiale: Cesare mantiene un basso profilo per quanto riguarda le idee e prese di posizioni politiche; scrive un taccuino in cui riversa tutta la sua frustrazione per la sua vita sentimentale e per la lotta che insorge attorno a lui e che lo costringe a lasciare una Torino bombardata per trovare riparo a Roma.

È proprio qui che, nel 1945, avviene l’incontro che cambia per sempre la sua vita: Bianca Garufi, segretaria generale della sede romana dell’Einaudi riesce a farsi strada attraverso il guscio impermeabile che normalmente racchiude l’animo del poeta e iniziano una relazione d’amore. Lei diviene sin da subito la sua musa, portatrice di una rovente passione dai toni mitici e preistorici che viene rafforzata ancora di più dal sodalizio intellettuale che lega i due. Ma chi è questa donna che tanto riesce a farsi spazio nella vita di Pavese?

Giovane di origine meridionale, nobile da parte di madre (proprio per questo, nelle loro lettere, Bianca e Pavese si chiamano con gli appellativi scherzosi di Barone e Baronessa), bruna, con i tratti del viso decisi, entra come un tornado, lei che è un po’ pazzerellona, pietra che rotola priva di solidità e concretezza, preda degli eventi, dell’istinto, della passione: tutto il contrario dello scrittore.

Creano quella che Pavese stesso definisce una bellissima coppia discorde, lei una Circe perfetta, magra e dalla voce roca, lui un moderno Orfeo: insieme l’unione perfetta di mente e cuore.

Ma anche questa passione è destinata a bruciare in fretta e se le bacche di Leucò (chiaro riferimento a Bianca, alla loro storia) perdurano nella memoria di Pavese, pian piano egli si ritrae da questi sentimenti forti e li trincea in lettere sporadiche che i due si scambiano da lontano. Restano amici, anime gemelle intrappolate però ognuna nella propria individualità, tanto potenti entrambe da non permettere la fusione completa e la conclusione ideale che Pavese si aspetta da una vita e che può solo sognare.

Un sogno che durerà una vita intera e che non riuscirà mai a farsi realtà, per paura, per timore, per cause esterne. Un sogno che si spezzerà solo in una camera dell’Hotel Roma di Torino, dove Pavese sceglie di dire addio al mondo, da cui la notizia della sua scelta fa il giro della penisola, da cui Bianca stessa non si riprenderà mai del tutto, interrogando se stessa e chiedendosi se non avrebbe potuto fare qualcosa:

Pavese, sciocco, non potevi farti aiutare? Io forse, adesso, ti potevo aiutare …

Consigli di lettura

• Una bellissima coppia discorde, Il carteggio tra Cesare Pavese e Bianca Garufi

• Dialoghi con Leucò