Consigliamoci un libro!

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Il richiamo del cuculo – Robert Galbraith (pseudonimo di J.K. Rowling)

Trama: Londra. È notte fonda quando Lula Landry, leggendaria e capricciosa top model, precipita dal balcone del suo lussuoso attico a Mayfair. La polizia archivia il caso come suicidio, ma il fratello della modella non può crederci e quindi decide di affidarsi a un investigatore privato: Cormoran Strike. Veterano della guerra in Afghanistan, dove ha perso una gamba, Strike riesce a malapena a guadagnarsi da vivere come detective. Per lui, scaricato dalla fidanzata e senza più un tetto, questo nuovo caso significa sopravvivenza, qualche debito in meno, la mente occupata. Ci si butta a capofitto, ma indizio dopo indizio, la verità si svela a caro prezzo in tutta la sua terribile portata e lo trascina sempre più a fondo nel mondo scintillante e spietato della vittima, sempre più vicino al pericolo che l’ha schiacciata. Pagine tra cui è facile perdersi, tenuti per mano da personaggi che si stagliano con nettezza. Ed è ancora più facile abbandonarsi al fascino ammaliante di Londra, che dal chiasso di Soho, al lusso di Mayfair, ai gremiti pub dell’East End, si rivela protagonista assoluta, ipnotica e ricca di seduzioni.

Recensione: Dopo Il seggio vacante, la Rowling dimostra ancora una volta di meritare la propria fama mondiale al di là di Harry Potter. Il romanzo si apre da subito sulla scena del crimine e, nonostante una partenza un po’ lenta, i dialoghi incalzanti e le descrizioni minuziose dei personaggi e del loro mondo, ti tengono incollati alle pagine.
Avvincente e affascinante è seguire Strike tra le strade di Londra, incontrare e interrogare tutte le persone vicine alla vittima e mettere insieme gli indizi. Il detective è un personaggio assai efficace nel disegno del giallo, con i suoi difetti, i suoi fantasmi e le sue manie, e non guasta affatto, la figura della sua segretaria/assistente Robin, che si conferma un valido aiuto. La parte finale si divora letteralmente e la risoluzione del puzzle soddisfa senza riserve.

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Cuore di cane – Michail Bulgakov

Trama: Mosca. Un cane randagio rischia di morire di freddo e, durante la sua agonia, osserva e giudica l’umanità. Viene poi salvato da un famoso professore di medicina, Filip Filipovič Preobraženskij, che lo battezza col nome di Pallino. Il nuovo padrone di Pallino, lo accudisce, lo sfama, gli offre un giaciglio su cui riposare mentre conduce, insieme al professor Bormental, i suoi studi sul ringiovanimento del corpo umano. Pallino, quindi, assiste alle cure del dottore che beneficia la sfilza di pazienti che affolla, ogni giorno, il suo studio. Un giorno, però, Preobraženskij e il suo assistente Bormental decidono di compiere un nuovo esperimento: trasformare un cane, Pallino, in un essere umano tramite un trapianto chirurgico. Ci riescono ma le aspettative non sono quelle desiderate e, alla fine, saranno costretti a porvi rimedio.

Recensione: La connotazione satirica del romanzo si nota fin da subito. Il randagio Pallino, che come altri cani è in grado di pensare e leggere, giudica cinicamente chiunque gli passi intorno. Non tralascia il suo giudizio a nessuno: borghesi, spazzini, ne ha una per tutte le classi sociali. Ed è qui che si evince come Bulgakov, tramite la figura del cane, si sbeffeggia della società sovietica di inizio Novecento, quella inaugurata da Lenin. All’inizio del romanzo ci si affeziona al piccolo Pallino, che finalmente viene accolto in una casa, dorme al caldo ed è contento, e tramite i suoi pensieri si è catapultati nello studio medico del dottor Filip Filipovič Preobraženskij. Nel corso del romanzo, tramite un’operazione chirurgica, Preobraženskij e il suo assistente asportano i testicoli e l’ipofisi di un uomo defunto e li “incollano” al povero Pallino; dunque si assiste, anche tramite il diario del dottor Bormetal, alla trasformazione da cane ad uomo. La cosa davvero interessante di tutta la vicenda non è tanto l’assurdità dell’operazione che riesce, bensì il cambiamento radicale di Pallino. Non ci si sofferma solo sull’aspetto fisico perché per quanto un po’ amorfo, il “nuovo uomo” cammina su due gambe e parla; la cosa che attira è il fatto che il cane, trasformato ormai in essere umano, assorbe totalmente la personalità e il linguaggio dell’uomo morto. È sicuramente un romanzo crudo, pieno di allusioni a grandi classici ma anche del tutto assurdo. Un libro sempre attuale che dà uno schiaffo morale alla società di oggi.

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Io sono di legno – Giulia Carcasi

Trama: Una madre e una figlia. La figlia tiene un diario e la madre lo legge. La storia di anaffettività raccontata da Mia attraverso le pagine del suo diario, trova risposta con la storia di Giulia, la madre “di legno”. Entrambe si scrutano da lontano, si spiano ma non guardano aldilà di ciò che vedono, immobilizzate da una severa autocoscienza. Così, sfogliando il diario della figlia, Giulia decide di tornare indietro nel tempo e di raccontare la sua storia. Narra della sua giovinezza, della prepotenza di una sorella falsa perbenista e di una giovane monaca peruviana di nome Sofia. Rivive la sua vita passo dopo passo, da quando era una giovane dottoressa a quando ha sposato il primario a quando ha avuto Mia. E pian piano, nel corso del racconto, il legno si ammorbidisce. Ma il vero incontro di madre e figlia può avvenire solo al costo di pagare un prezzo alto per una verità difficile.

Recensione: Il dialogo “indiretto” tra madre e figlia è commovente e toccante. Il loro rapporto è celato dietro un muro che sembra dividerle ma che Giulia cerca di abbattere. Due diari, due generazioni, due vite a confronto nella speranza di avviare un dialogo liberatorio, fatto di tutte le parole non dette. Una storia come tante che può accostarsi alla realtà di molte madri e figlie.