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Imagine all the people … Living life in peace …

You may say I’m a dreamer … But I’m not the only one

… people have the power

to redeem the work of fools …

[le persone hanno il potere di redimere l'opera dei pazzi]

La musica è un linguaggio universale. La musica è ciò che unisce le persone senza distinzione di sesso, nazione, orientamento politico, religione.

La musica crea alchimia. La musica crea atmosfera. La musica ti fa ridere, quasi fino alle lacrime. La musica ti distrugge, solcando un buco profondo in mezzo al petto.

Io vivo di musica. Io respiro musica. Io mi nutro di musica.

La ascolto in macchina, volume a palla quando alla radio passano un pezzo per me particolarmente unico e significativo.

La ascolto mentre studio, come sottofondo ai noiosi capitoli di linguistica che altrimenti mi manderebbero letteralmente fuori di testa.

La ascolto quando scrivo, base vibrante di ogni idea prodotta dalla mia mente, supporto per ogni mia storia creata.

La ascolto quando vado a correre, come fattore essenziale per spingermi al limite, per muovere le gambe, per accelerare.

La ascolto. La vivo. La respiro.

La musica è un groviglio unico, un gomitolo di fili di lana dai colori diversi ma tutti simili. Tutti uniti. Tutti concatenati.

peace parisMusica classica. Musica pop. Musica rock. Musica punk. Musica metal. Musica alternativa. Musica hindie. Musica country. Musica rap. Musica grunge. Etichette inutili per un unico linguaggio dal carattere universale e univoco.

La musica è come le persone. Bianchi. Neri. Rossi. Gialli. Cristiani. Musulmani. Induisti. Italiani. Americani. Francesi. Libanesi. Tutte etichette inutili per descrivere quelli che, alla base, sotto una coltre di pregiudizi, caratteri, vestiti, sono tutti esseri umani.

La musica è rivelazione, diceva Beethoven. La musica è basata sull’armonia tra Cielo e Terra, diceva Hesse. La musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori, diceva Bach. La musica è la voce che dice che la razza umana è più grande di quanto lei stessa sappia, diceva Garretty.

Il bello della musica è che quando ti colpisce non senti dolore, diceva Bob Dylan.

Peccato che, nel mondo malato di oggi, andare ad un concerto può essere sinonimo di fine. Brutale. Inspiegabile. Inaccettabile.

E non cambia se al Bataclan, centro fiorente del melting pot parigino, quel venerdì 13 novembre c’erano gli Eagles of Death Metal che suonavano. Non cambia se si trattava di un teatro piuttosto che uno stadio. Poteva accadere ovunque, in qualsiasi momento: la sera dopo, al concerto degli U2, per esempio. Oppure poteva essere in quello stesso luogo mesi prima, l’8 Maggio, quando i Thirty Seconds to Mars sono saliti, tutti e tre, formazione completa, su quello stesso palco, per iniziare lo spettacolo cantando Closer to the Edge.

Questo mondo è un mondo malato, marcio fino al midollo, fino alle interiora: sta a noi però scegliere. Sta a noi decidere. Sta a noi dire l’ultima parola.

… The power to dream, to rule,
to wrestle the world from fools …
it’s decreed the people rule …

[... Il potere di sognare, di dettare le regole, di lottare per cacciare dal mondo i folli ... è promulgata la legge della gente]

Perché la vita funziona come un vecchio giradischi: va avanti finché la puntina non giunge alla fine dell’ultima canzone del lato dell’album che ruota attorno al perno e scatta, con un sonoro ‘tac’, per tornare indietro e fermarsi del tutto.

Sta a noi scegliere se lasciarla lì, ferma, a prendere polvere, timorosa di avventurarsi su un nuovo sentiero, o se decidere di alzarci dal divano, afferrarla e posizionarla nel punto corretto, per lasciare fluire ancora quel linguaggio, quel suono che non potrà mai essere azzittito: semplicemente musica.

Perché finché una sola canzone risuonerà tra le mura di un palazzo, finché una batteria farà rullare i suoi piatti, finché un pianoforte scivolerà i suoi tasti in una stanza, finché una chitarra vibrerà le sue corde in una strada affollata, saremo NOI ad avere vinto.

PEOPLE HAVE THE POWER!

  • Titolo dell’articolo: Imagine – John Lennon (1971)
  • Citazioni nell’articolo: People have the power – Patti Smith (1988)