Intervista a Claudio Gnoffo

Per il numero di ottobre ho pensato di fare una seconda intervista, dopo aver avuto il piacere di incontrare una sirena dal vivo!

Ma non una di quelle classiche interviste, più un’intervista-racconto.

Ho sempre avuto questa idea che uno scrittore veda i suoi lavori come bambini, che devono essere accuditi, presentati e anche difesi.

Così ho pensato di intervistare un mio concittadino, che ha appena pubblicato la sua ultima fatica, “Le straordinarie vite di Angela”, e di raccontare, con parole sue, il suo libro, e la sua passione per la scrittura.

12179298_10207722610654004_1981982945_nAllora Claudio, direi di parlare un po’ di te, per farti conoscere!

Ciao a tutti! Per descrivermi, dico una cosa: fondamentalmente sono timido. E anche un po’ str… ahah, scherzo! Be’, timidezza a parte, mi considero un creativo, una persona che vive del proprio Stato Mentale, per questo la mia pagina facebook si chiama “State of Mind – Claudio S. Gnoffo”. Sono un po’ disegnatore, un po’ filosofo… ma direi che “scrittore”, in questa fase della mia vita, si addica meglio. Per adesso, è la scrittura il medium col quale esprimo meglio il mio “state of mind”. Più in generale, mi considero un Narratore (Storyteller, direbbero alcuni), perché amo creare storie che, per me, abbiano contenuti, senso e profondità. E’ il mio modo di interpretare la realtà e restituirla agli altri. Credo sia la cosa che mi gli riesca meglio.

12179391_10207722604853859_78759149_nCome mai hai scelto questo titolo per il tuo libro? Raccontaci di cosa si tratta.

All’inizio il romanzo avrebbe dovuto essere “Le Straordinarie Avventure di Angela Radcliffe”, ma poi l’ho modificato perché la giovane Radcliffe, una dei tre protagonisti del romanzo, così sembrava più importante degli altri due. Ho deciso “Le Straordinarie Vite di Angela” perché i tre protagonisti (Angel S., Angela Radcliffe, Angela C. Giannini) sono tre aspetti della stessa persona. All’inizio, è un horror crudele, con questo teenager Angel S. che fugge da orde di morti viventi e vive da Sopravvissuto in un mondo che collassa divorando sé stesso. Angel ci racconta in prima persona cosa significhi vivere una situazione così ai limiti. Tra l’altro, tutti nel suo mondo sanno cosa sono gli zombie: in genere, nei film di zombie nessuno sa cosa siano, sennò direbbero: “cacchio, sono proprio come nei film e fumetti”. Nei film sono un fenomeno sconosciuto, imprevedibile, e quindi più plausibile, anche se illogico. Invece Angel S. vive nel nostro stesso mondo, dove tutti sappiamo cosa siano i morti viventi. E quindi l’effetto di vederseli spuntare per davvero, è più straniante, assurdo. Questa prima parte del romanzo termina in un modo scioccante, col lettore che dice: “aspetta… ma dove vuole andare a parare, Angel S.? Qualcosa non mi convince…” e il lettore ha ragione!

La seconda parte è un dark fantasy, con l’adolescente Angela Radcliffe che si ritrova catapultata in un modo fantastico e meraviglioso, dove tecnologia e magia convivono nelle combinazioni più disparate. Mi piace pensare che sia un Harry Potter al femminile, più violento. Questa favolosa Eroina è molto diversa da Angel S., desideri essere con lei a darle manforte. E’ la sorella che tutti vorremmo. Finché… deve prendere una decisione altamente drammatica. Un bivio. E… non vi svelo nulla!

La terza parte è sull’Angela che dà il titolo al romanzo. E qua scopriamo il legame tra lei, Radcliffe ed Angel S…. scopriamo cosa lega tutti e tre, e perché, grazie a loro due, Angela sia una Sognatrice che vive tre vite, tutte e tre straordinarie. E, come si suol dire, dapprima i nodi vengono al pettine… e poi vengono sciolti. Tutto si colloca al proprio posto, e il lettore comprende il senso di ogni cosa.

Non mi aspettavo tutte le recensioni positive che ho avuto sul sito dove l’ho pubblicato, ilmiolibro.it… né tantomeno di arrivare in Finale al concorso! Ho scelto ilmiolibro.it proprio per il concorso “Il mio esordio 2015”, il cui premio è la pubblicazione con Newton & Compton. E io, tra 2500 concorrenti in gara, sono arrivati tra gli 86 Finalisti, di cui 2 avranno la sospirata pubblicazione. Adesso incrocio le dita!

12179043_10207722610614003_1322258325_nHai pubblicato altri libri? Vuoi parlarcene?

Questo è il primo che auto-pubblico, ma ne avevo scritto altri. Il primo lo iniziai nel lontano 2007… “L’Ultimo Giullare di Dio”. Un thriller fanta-vaticano pieno di elementi sovrannaturali. La storia di Francesco Arcangelo Della Rovere, giovane frate francescano in piena crisi di fede, sull’orlo della disperazione, che però deve affrontare una profezia sconcertante: è lui il prossimo Papa. E sarà l’Ultimo. La sua strada è essere la Nemesi dell’Anticristo, il Baluardo contro la Bestia. Ma non è un destino, bensì una vocazione. Quindi sta a lui la scelta. Te immagina un religioso giovane, poco oltre la quarantina, un gran bell’uomo tra l’altro, che si è seriamente rotto di tutto e ripensa alla donna che ha amato in gioventù, e che lo ama ancora… e gli viene chiesto, invece di mollare, di diventare l’unica cosa che separa il genere umano dall’Abisso, in un futuro imprecisato che vede una guerra devastante, il precedente Papa ucciso martire a Colonia, e nazioni nuove che nascono e vecchie che muoiono, tra intrighi e complotti… con tanto di setta esoterica, la “Novus Ordo Saeculorum”, che cerca di farlo fuori. Insomma, una roba bella complessa, con tante sottotrame che s’intrecciano… adesso ne sto scrivendo il prequel ambientato vent’anni prima, “L’Ultimo Apostolo”.

Il secondo è stato “Battlefly”. Uno urban fantasy il cui protagonista è un bambino cui un essere sovrannaturale, la Mistica Rosalina, chiede una cosa assurda: diventare un supereroe per salvare la sua metropoli, la Grande Città, da un male futuro che verrà, il Dottor Blatter. Lui, nella sua gioiosa ingenuità, accetta, e diventa Battlefly, l’Uomo Bruco. Quando sarà pronto, diverrà Uomo Crisalide e poi Uomo Farfalla, per affrontare Blatter. Ecco… è tutto una metafora. Il piccolo si chiama Gregor Samsa, come il protagonista del capolavoro di Kafka… ed è un bimbo in sovrappeso, tormentato dai bulli e da genitori severi. Blatter, l’uomo delle blatte, rappresenta tutte le nostre fobie. E a dispetto del nome buffo, è davvero un malvagio terrificante. Battlefly è la metafora della fantasia che ti permette di passare all’adolescenza e all’età adulta, tra mille traversie… infatti, ciò che Gregor non sa, e che Rosalina non gli ha spiegato, è che dovranno passare molti anni prima che diventi Crisalide e poi Farfalla… gli anni della crescita fino alla maturità! Anni costellati di mille avventure… di cui le più importanti le ho riportate in questo romanzo! Il povero Gregor, dicendo sì a Rosalina, non sa cosa lo aspetta! Se ho descritto Angela Radcliffe come un Harry Potter al femminile, mi piace pensare che, per certi aspetti, Battlefly gli somigli di più. Poi ho scritto tanta altra roba ma non vorrei annoiarti!

12179632_10207722604613853_1671514806_nQuando hai capito che volevi iniziare a scrivere?

Nel 2007, con “L’Ultimo Giullare di Dio”. Avevo vent’anni. Fino a quel momento, mi ero visto sempre come disegnatore e fumettista. Ma poi mi venne in mente questa storia, e capii all’istante che io, per come sono fatto, non avrei mai potuto trasporla a fumetti. Dovevo scriverla. Doveva essere un romanzo. E’ così ho iniziato… riducendo molto lo spazio per il disegno in favore di quello per la scrittura. Ho capito una grande verità: disegno e scrittura sono due modi di narrare molto diversi. Ci sono geni che eccellono in entrambi, come il grande Casty che ha scritto e disegnato capolavori per Topolino. Ma in generale, se eccelli nella scrittura non puoi nel disegno, e viceversa. Richiedono proprio due visioni diverse del modo di narrare una storia. Disegnare mi piace e non me la cavo male, ho realizzato diverse vignette, ma decisamente il mio modo di raccontarti una storia è la scrittura. In futuro, chissà… non mi dispiacerebbe disegnare per Topolino!

Da cosa o in chi trovi ispirazione?

In genere, dalle tematiche che mi piacciono. Sono appassionato di storia della Chiesa, così come di supereroi, come puoi dedurre da ciò che ho scritto. Ma la tematica che più mi appassiona, è l’intimo dell’animo umano. Come una persona affronti le sfide che gli si presentano, come esse lo cambino, cosa lui scopra di sé stesso, cosa apprenda durante questo viaggio… e amo molto il simbolismo. Le cose esterne a noi come simbolo di ciò che ci si muove dentro. Battlefly, come ho già detto, è tutta una metafora del bambino tormentato che, nell’adolescenza, cerca di affrontare i propri tormenti e superarli. Sconfigge i propri demoni. In definitiva, gli esseri umani mi appassionano, con le loro vette e i loro abissi.

Io ti ho conosciuto come vignettista di un progetto tutto al palermitano, ovvero “Lalapa Palermo”. Hai realizzato tu stesso le tue vignette?

Sì, e ringrazio i ragazzi di Lalapa per la fiducia! Le vignette che ho realizzato per loro sono uno dei pochi casi in cui disegno. Per loro, l’ho fatto più che volentieri. E sto lavorando a delle altre sempre per Lalapa, con il mio amico Pierpaolo Cimino, che è Dottore in Storia. Mi ispirerò a un suo poema sulla Sicilia, sulla sua storia travagliata. Saranno davvero belle.

12180824_10207722605653879_867104895_oChe progetti hai per il futuro?

Nell’àmbito puramente professionale, crescere nell’editoria come editor e ghostwriter, che è il mio lavoro attuale, anche se il mio sogno è quello di ogni scrittore:riuscire a vivere di ciò che creo, essere un Narratore affermato. Ad esempio, voglio riuscire finalmente a scrivere storie per Topolino. Ci provo da anni, col grande Davide Catenacci che mi segue e, nonostante le bocciature, mi ha incoraggiato a provarci ancora. E’ veramente difficile! Inoltre voglio incrementare l’auto-promozione di questo romanzo, che devo dire sta andando abbastanza bene! Il fatto di essere arrivato finalista al concorso è stato un bell’incoraggiamento, mi può aprire diversi spiragli! Non ti saprei dire cosa farò tra due-tre anni. I miei progetti, per adesso, sono molto a breve termine.

Pensi che le tue esperienze personali siano state d’aiuto nella stesura dei tuoi scritti?

Assolutamente. Quasi tutto ciò che ho scritto ha un che di autobiografico, ma, se sono uno scrittore bravo come penso, pochi se ne accorgono! Scherzo, ovviamente, molte cose i miei lettori me le sgamano lo stesso. Ognuno parte dal proprio mondo interiore per affrontare quello esterno, anche quando crea storie. E’ altrettanto vero che poi quello esterno influenza quello interiore a sua volta.

Parliamo invece della scrittura in generale; cosa è per te la scrittura?

Un mezzo. Né più né meno. Sono cinico, da questo punto di vista. Non ho mai avuto diari segreti, né sono uno di quegli scrittori che devono seguire l’impulso improvviso di scrivere il tal pensiero che gli è sorto in mente, non avverto il bisogno della scrittura per chiarire a me stesso i miei pensieri. Tendo a tenermi tutto dentro, e scrivo solo per lavoro, per necessità o per raccontare la storia che ho elaborato in testa. Non ho l’amore verso la scrittura in sé stessa che hanno molti, per me è solo il medium che so usare meglio per i miei scopi. Il disegno non lo so usare altrettanto bene. Sarà che sono pigro.

Restando sempre nel mondo “odierno”, è un parere piuttosto diffuso che gli italiani leggono sempre meno, e non sempre libri considerati interessanti. Secondo te, qual è la motivazione?

A parte l’ignoranza dilagante con i Grandi Fratelli vari, la motivazione è che ci viene insegnato che leggere è difficile e faticoso. E ci viene insegnato anche che, se ti senti stressato per i tuoi mille impegni, allora sì che sei maturo e adulto. Questo determina due cose. Da un lato, se vuoi svagarti non pensi certo a un libro, ma a un film, alla TV o ai videogiochi. Non vorrei essere frainteso, io amo il cinema e ho la Playstation 3 in camera mia… ma non penso certo che un libro sia solo “impegno e dovere” mentre il divertimento leggero sia solo una serie d’immagini senza parole scritte. Dall’altro lato, determina che non si cerca un dialogo con sé stessi, non si vuole una dimensione intima dell’esistenza: si desidera essere sempre più stressati e impegnati, perché questo carezza la nostra autostima e non ci fa sentire il nostro vuoto. Conosco un bel po’ di gente che crede di essere figa solo perché si sbatte da un raduno a un altro senza posa. E poi è chiaro che crede di non aver tempo per un libro o qualcosa di più impegnativo per la mente. Inoltre, dato da non sottovalutare, la scuola e l’università richiedono molto tempo sotto tomi pesanti. Io, quando studiavo per dare materie universitarie, non leggevo romanzi né fumetti, ad esempio. Tutte queste cose insieme ti fanno pensare che il massimo della lettura che tu possa concederti sia il libretto scemo scritto dal tale showman che se la deve cantare e suonare da solo. Insomma, sarebbe bello far capire che leggere è un piacere, un godimento alla portata davvero di tutti. Invece pare che ci sia una legge non scritta per cui un musicista rock o hip hop, o un appassionato di calcio o altri sport, o la ragazzina che sogna di darla al Tronista, non abbia l’attitudine mentale a leggere libri, che è roba da secchioni o cervelloni. E’ una stronzata ovviamente. Leggere è davvero alla portata di tutti. Ma conosco gente dalla mente brillante che si prende di soggezione appena vede un libro: “aaaaah no, non è roba mia, non fa per me!”. Anche la gente migliore ha luoghi comuni che non t’aspetti. I luoghi comuni li abbiamo un po’ tutti, e crediamo che la realtà sia come ce l’hanno insegnata. A tutti costoro hanno insegnato che l’introspezione è roba da yoga e che leggere è roba da intellettualoni. Lettura e conoscenza di sé sono, secondo me, troppo connessi. Poi il dato paradossale è che l’Italia è un Paese dove 1 persona su 5 legge, mentre 4 su 5. Forse sta a dire che vogliamo tanto esprimerci ma non dialogare, essere ascoltati ma non ascoltare.

A leggerci ci sono anche aspiranti scrittori. Cosa vorresti dire loro?

Due cose.

Prima, fate discernimento. E’ necessario comprendere se è veramente la vostra strada. Non parlo di bravura. Se io sono mediocre in una cosa, non vuol dire che non sia la mia strada. Magari devo solo migliorare. Ma capisci che è la tua strada quando t’infiamma il cuore, quando non pensi ad altro, quando quello è l’unico modo in cui ti vedi. Quando le difficoltà che vivi per essa ti sembrano sopportabili. Quando non ti scandalizzi se, dopo aver scalato una montagna, capisci che ne devi scalare un’altra. Non sono le grandi difficoltà a farti comprendere che quella non è la tua strada, ma il fatto che non le tolleri pur di percorrerla. Quante volte ci stupiamo perché il tal amico o la tal amica è innamorato/a di una stronza/o incredibile? Eppure la/o ama, e per lui/lei giustifica tutto. Ecco, una vocazione è così. Come l’amore. Io parlo da credente perché ho la mia fede, ma credo che valga per tutti indistintamente: tutti abbiamo una qualche chiamata, una vocazione per qualcosa, e poi lo senti se è quella la tua strada. Puoi essere confuso, smarrito, amareggiato, tentare mille vie diverse. Ma poi arrivi a un punto che, per volontà di Dio o dono del karma o caso astrale o introspezione psicologica o non so che, capisci che la tua strada è quella. Poi, la seconda cosa che consiglio è la virtù della fortezza. Siate forti. Cosa voglio dire? Che le delusioni sono tante. E se vi dicono che il vostro lavoro fa schifo, accettate la critica e ringraziate. Si può conquistare il successo in molti modi, ma non ci si può realizzare senza l’umiltà. Umiltà e fortezza vanno a braccetto. L’umiltà ti fa mettere in discussione, ti fa cercare la verità, ti fa essere aderente alla realtà: “perché mi hanno criticato? Hanno ragione loro o si sbagliano? In cosa posso migliorare?”. Io scrivo romanzi dal 2007, di critiche ne ho ricevuto tante, e mi hanno aiutato a migliorarmi. In 8 anni, ho fatto evolvere tantissimo il mio stile. Ovviamente non tutte le critiche sono giuste: alcuni ti spalano merda addosso di professione, perché si realizzano così. Bisogna saper distinguere e discernere le varie critiche che arrivano. Non tutte sono giuste e non tutte sono sbagliate. Se 8 anni fa mi avessero detto cosa avrei dovuto superare per essere oggi qui a parlare con te di un mio libro, non ci avrei creduto. Forse ti viene difficile credermi, ma è così. La fortezza ti dona la perseveranza. Quando sei forte, accetti le critiche umilmente, ma non le demolizioni. Ti adatti ma non ti arrendi. Ti fermi per un po’ ma vai dritto per la tua strada. Ti metti in discussione ma non ti autodistruggi. Fai autocritica ma non ti piangi addosso. Capisci che devi ripararti dalla tempesta perché non sei immune ai fulmini, ma non fuggi via. Insomma, se siete aspiranti scrittori, se avete fatto discernimento e avete capito che è la vostra strada per davvero, siate umili ma anche forti. Conosco un bel po’ di amici che mi dicono: “ah, sai, pure io scrivo… da quando avevo 5 anni… però poi ho smesso…” – “e perché?” – “perché non credo di essere bravo… buh non lo so…”

Ecco! Vedi? Gente che scrive da molti più anni di me, molto più brava magari, che però si ferma. Per l’ansia di fallire, di non riuscire. Di scoprire che, magari, si meritano quelle critiche che hanno sempre ricevuto da genitori e amici.

Ma io vi dico: se non vi aprite al mondo, il mondo non spalancherà le sua braccia per voi.

Io ho conosciuto contatti, persone, lettori, nel momento in cui ho detto: “gente, io faccio questo. Io sono questo, è questo ciò che mi qualifica”. Chiedendo ai miei amici di leggermi e poi agli amici degli amici, bussando a tante porte e tentando tante strade, trovando porte chiuse e vicoli ciechi.

Quanti concorsi ho tentato inutilmente prima di trovare quello giusto, in cui addirittura sono arrivato in finale! Il cammino è ancora lungo, ma è bello vedere che i primi passi non sono andati a vuoto. Per questo, vi dico: se avete il discernimento e la fortezza, apritevi. Apritevi. Apritevi. Non potete prevedere il futuro, né pianificarlo. Nessuno può. Non c’è un manuale di istruzioni. Io non ce l’ho. Apritevi e incamminatevi. In qualsiasi modo vi venga in mente.

Come dicevo, questo Paese, l’Italia, è un Paese dove 1 persona su 5 legge, mentre 4 su 5 scrivono: ergo, non è un Paese per Scrittori. Ma se è davvero la vostra strada, e se scegliete di voler essere tanto umili quanto forti, ce la farete. E se non vi siete arresi a critiche, derisioni, prese in giro, anche se non vedete risultati all’orizzonte sappiate che ce l’avete già fatta.

Se volete seguire Claudio in questa sua “avventura” vi lascio volentieri la sua pagina Facebook https://www.facebook.com/stateofmindgnoffo