La Primavera nell’Arte

Questa volta il nostro tradizionale viaggio tra i grandi movimenti artistici non si soffermerà su un unico grande artista, ma ho preparato per voi un percorso tra diverse opere d’arte accomunate dal tema della primavera. La stagione fiorita ha ispirato per secoli artisti di tutto il mondo, ognuno ha colto qualche suo aspetto, qualche sensazione, qualche ricordo legato ad essa. Le opere che trattano di primavera e più in generale di fiori sono davvero tante, io ho fatto una piccola selezione. Vi presenterò le opere seguendo un percorso cronologico.

Il nostro viaggio comincia da molto vicino, sicuramente molto vicino a me, siamo nella mia terra, ma ci dobbiamo allontanare di qualche secolo.

Flora, I secolo

Flora, I secolo

Il primo “segno” primaverile che ho rintracciato risale alla prima metà del I secolo, in piena epoca imperiale, fu dipinto in un cubicolo di Villa Arianna nell’antica Stabiae, ed è anche l’opera più importante e famosa ritrovata nell’antica città romana. Sto parlando di Flora, l’affresco conosciuto anche con il nome di Primavera, vi è raffigurata una figura femminile posta di spalle su un fondo verde acqua. Si tratta di uno dei primi tentativi di impersonificazione legati alle stagioni e alle divinità ad esse associate, che comunque continueremo a trovare anche più avanti nel tempo quando le divinità non avranno lo stesso significato dell’epoca romana.

Botticelli-primavera

Primavera, Sandro Botticelli, 1482 circa

Saliamo un po’ per la nostra penisola, siamo a Firenze, facciamo un salto temporale di qualche secolo, ci lasciamo alle spalle i romani e l’epoca imperiale ma ritroviamo ancora come soggetto prediletto le divinità. è il 1482 quando Sandro Botticelli dipinge la Primavera, forse uno dei più famosi dipinti di tutto il Rinascimento e sicuramente il capolavoro dell’artista. Il suo straordinario fascino è legato anche all’aura di mistero che circonda l’opera, il cui significato più profondo non è ancora stato completamente svelato. Come per altri grandi capolavori del Rinascimento, la Primavera nasconde vari livelli di lettura: uno mitologico, legato ai soggetti rappresentati; uno filosofico, legato all’accademia neoplatonica; uno storico-dinastico, legato alle vicende contemporanee e alla gratificazione del committente, Lorenzo de’ Medici, e della sua famiglia.

Giuseppe_Arcimboldo_-_Spring,_1573

Primavera, G. Arcimboldo, 1573

Dopo 100 anni dalla Primavera, troviamo ancora diversi lavori legati alla committenza, è il caso di Giuseppe Arcimboldo che arrivato a Vienna diventa pittore di corte del principe Massimiliano II d’Asburgo. Le sue opere più celebri sono  proprio le allegorie delle quattro stagioni. La Primavera, come la maggior parte dei dipinti dell’Arcimboldo è una sorta di “Testa Composta” da diversi elementi collegati metaforicamente al soggetto rappresentato, in modo da desublimare il ritratto stesso; nel caso della Primavera, il ritratto raffigura una donna composta da una grande varietà di fiori.

Saskia in veste di Flora, Rembrandt, 1635

Saskia in veste di Flora, Rembrandt, 1635

Ancora legato alle impersonificazioni e alle divinità è il periodo dell’oro olandese, che vede tra i suoi più grandi pittori, Rembrandt. Di questo autore troviamo due diversi dipinti raffiguranti lo stesso soggetto, Flora, dea romana della primavera e della fertilità. In Saskia in veste di Flora, il pittore rappresenta la divinità utilizzando come modella la prima moglie, Saskia, in attesa del loro primo figlio.

Allegoria della Primavera, Guidobono Bartolomeo, 1705

Allegoria della Primavera, Guidobono Bartolomeo, 1705

Ancora in tema prettamente allegorico è il dipinto di Guidobono Bartolomeo datato 1705, Allegoria della Primavera, che si pone nella produzione della maturità, quando a Torino, in qualità di pittore di corte dei Savoia, stimolato dagli esempi della pittura d’Oltralpe, arricchisce  i suoi soggetti di dettagli eleganti e di una leggerezza compositiva che prelude al trionfo del rococò. Proprio questa cura compositiva, l’insistenza nella descrizione dei dettagli, il soggetto trattato in maniera così accattivante, fanno dell’Allegoria della Primavera uno fra i capolavori dell’artista italiano, in cui sembra cogliersi, nello sguardo malinconico della dea, la consapevolezza di una felicità fugace, di una vita destinata ad avviarsi, lungo la prospettiva del viale alberato, ad un finale dall’esito indefinito. Il rococò accennato già da Guidobono trova il suo punto di culmine con Jean-Honoré Fragonard, esponente del rococò e uno dei maggiori artisti francesi del XVIII secolo.

Primavera, Fragonard, 1748

Primavera, Fragonard, 1748

I suoi dipinti sono caratterizzati da un particolare uso della luce e dalla rarefrazione di determinate parti, utilizzata come espediente per rendere la leggerezza di alcuni elementi, come i panneggi o le bianche acconciature femminili. Molte opere di Fragonard ricordano l’atmosfera primaverile forse per il suo stesso stile di dipingere o per i soggetti e i luoghi scelti, ma quella dichiaratamente dedicata alla stagione floreale è Primavera, detta anche anche  Due putti  con quaderno di musica datata 1748.

Les fleurs du printemps, Arthur Hacker, 1870

Les fleurs du printemps, Arthur Hacker, 1870

Nel 1800 la rappresentazione della primavera cambia, le divinità non sono più centro dell’attenzione dell’artista e anche i diversi tentativi di impersonificazione vengono abbandonati, per prediligere soggetti legati alla vita quotidiana e quasi sempre campestri. è il caso ad esempio di Arthur Hacker, un pittore classico inglese, che nel 1870 dipinge Les fleurs du printemps, raccontando la primavera con una scena bucolica; vi è ancora la presenza dell’uomo, in questo caso una giovane donna intenta a raccogliere fiori, ma l’attenzione ora si sposta sulla natura e sulle sensazioni che essa ci lascia.

Primavera, Francesco Gioli, 1879

Primavera, Francesco Gioli, 1879

Per certi versi vicina alla rappresentazione di Hacker è quella dell’italiano Francesco Gioli, che qualche anno più tardi dipinge la Primavera raccontandocela con la voce di una giovane donna che scambia i suoi pensieri con due fanciulli distesi in un prato fiorito. In pieno stile macchiaiolo, qui Gioli ci descrive nei minimi dettagli il paesaggio e le diverse varietà di fiori che circondano i personaggi.

La Primavera, Walter Crane, 1883

La Primavera, Walter Crane, 1883

Simile all’impostazione di Hacker e Gioli è quella di Walter Crane, uno dei pionieri del Liberty, noto principalmente per le sue illustrazioni di libri per l’infanzia. La sua Primavera è molto simile alle due appena citate, anche Crane sceglie di rappresentare una giovane donna che raccoglie fiori in un prato e anche qui l’interesse per l’elemento floreale è molto forte.

Primavera vicino Parigi. Meli in fiore, Alfred Sisley 1879

Primavera vicino Parigi. Meli in fiore, Alfred Sisley 1879

Ancora maggior attenzione ai luoghi e alla natura primaverile è data da Alfred Sisley, contemporaneo di Gioli ma distante nello stile perchè di scuola impressionista. Oggi Sisley è considerato come un autentico impressionista e l’elemento della sua ispirazione fu sicuramente il paesaggio.

Primavera, Claude Monet, 1886

Primavera, Claude Monet, 1886

Nel dipinto Primavera vicino Parigi. Meli in fiore, infatti l’artista ci descrive perfettamente il paesaggio e i colori della natura e l’uomo lo si percepisce soltanto perchè in lontananza c’è una piccola abitazione.

Campi in Primavera, Claude Monet, 1887

Campi in Primavera, Claude Monet, 1887

Parlando di Sisley non si può non parlare dell’Impressionismo, movimento che forse più di tutti descrive meglio la stagione primaverile. Dell’Impressionismo ne ho già parlato nel numero precedente, e forse se l’avete letto capirete già perchè gli Impressionisti sono i più adatti a raccontare la primavera. Potrei fare un elenco davvero lungo di opere in tema, ma mi limito a citare le più dichiaratamente primaverili. Quando si parla di impressioni il primo artista che ci viene in mente è sicuramente Claude Monet. Quest’artista ha una produzione vastissima ed è stato difficile selezionare solo tre dipinti. Ho scelto di mostrarvene alcuni che sono perfettamente in linea con i precedenti che abbiamo analizzato ma che rendono ancora di più l’idea di come l’uomo sia si soggetto del dipinto ma che può fondersi con la natura quasi a perdersi in essa. è il caso ad esempio di Primavera, in cui le due sagome sedute nel prato si confondono con gli alberi in fiori che li sovrastano, o di Campi in Primavera, in cui le figure sembrano emergere dal mare di prato che le circonda.

Campo di fiori, Claude Monet

Campo di fiori, Claude Monet

Di sensazioni simili, di abbandono totale alla natura, di connubio uomo-natura è sicuramente Campo di fiori, nel quale Monet rappresenta una giovane donna distesa in un prato fiorito, i tocchi e le pennellate quasi evanescenti in alcuni punti e decise in altre ci fanno sentire parte stessa del momento raccontato.

Le peuche au primetemps, Pont de Clichy, Vincent Van Gogh, 1887

Le peuche au primetemps, Pont de Clichy, Vincent Van Gogh, 1887

Vicino per molti aspetti agli impressionisti è il pittore olandese Vincent Van Gogh, il suo modo di raccontare la realtà, la sua voglia di mostrare il colore e la natura in tutta la sua forza prorompente lo rendono uno dei pittori più adatti a descrivere le emozioni e la stagione primaverile. Anche per Van Gogh ho selezionato solo tre dipinti, il primo da prendere in considerazione è sicuramente Le peuche au primetemps, Pont de Clichy, qui la primavera oltre che dal titolo la si coglie dai colori della natura e dalla serenità della scena.

Veduta di Arles con fiori in primo piano, Vincent Van Gogh, 1888

Veduta di Arles con fiori in primo piano, Vincent Van Gogh, 1888

Ancora più primaverile potrebbe sembrare la Veduta di Arles con fiori in primo piano, qui il pittore olandese da enorme rilievo ai fiori che sono in primo piano ma continua a raccontarci nei minimi dettagli anche tutti gli elementi del paesaggio e i rapidi passaggi di colore. Ai giaggioli violacei in primo piano fanno da contrappunto i gialli ranuncoli; in tal modo l’accostamento dei complementari esalta i valori di luminosità del dipinto. Il medesimo effetto è cercato affogando i tetti rossi delle ultime case del paese nel verde degli alberi degli orti. Il cielo luminosissimo è dato dalla sovrapposizione del celeste, del verde acqua e del violetto.

Ramo di mandorlo fiorito, Vincent Van Gogh, 1890

Ramo di mandorlo fiorito, Vincent Van Gogh, 1890

L’ultimo dipinto che ho scelto per raccontare la primavera di Van Gogh è Ramo di mandorlo fiorito. Questa tela fu un regalo che lo stesso pittore fece al fratello Theo e alla moglie per la nascita del loro figlio. Come simbolo di vita, Van Gogh scelse i rami del mandorlo, uno dei primi alberi in fiore che, nel soleggiato sud, in quel febbraio annunciava l’imminente primavera.  è uno dei tanti dipinti di Van Gogh che si concentrano su un unico tipo di fiore e analizzano con attenzione la sua armonia e come sempre il suo valore cromatico; l’opera è la rappresentazione di un ramo di mandorlo fiorito, dai petali bianchi, quasi perlacei, che si stagliano in un cielo blu, dalle sfumature turchesi.

Veduta alla grande Jatte in primavera, George Seurat, 1887

Veduta alla grande Jatte in primavera, George Seurat, 1887

Dello stesso periodo ma per certi versi molto diverso dall’impressionismo è il puntinismo di George Seurat. La sua Veduta alla grande Jatte in primavera, è ancora legata al vedutismo impressionista ma è molto più statica e serena delle vedute di Van Gogh ad esempio. Ma molti sono ancora i tratti in comune con i vicini impressionisti; come il cromatismo ricco di infinite variazioni tonali che rende chiara e limpida l’atmosfera.

Promesse di primavera, Laurence Alma-Tadema, 1890

Promesse di primavera, Laurence Alma-Tadema, 1890

Siamo ancora sul finire del ‘800 ma cambiamo decisamente stile, abbandoniamo la natura e l’atmosfera olandese e francese e ritorniamo ad un classicismo definito quasi decadentista, a cui appartengono le opere mature di Lawrence Alma-Tadema, che rappresentano scene di vita nell’antichità.

Fiori di primavera, Laurence Alma-Tadema

Fiori di primavera, Laurence Alma-Tadema

Sono tutte caratterizzate da una particolare luce, dall’atmosfera indolente e da soggetti preferibilmente femminili, come in Promesse di primavera o Fiori di primavera.

Per certi versi distante è invece Primavera, dove il suo tocco “antico” è più evidente. Nell’opera di Alma-Tadema l’antichità viene ammantata da uno sguardo edonistico e nostalgico.

Primavera, Laurence Alma-Tadema, 1894

Primavera, Laurence Alma-Tadema, 1894

I suoi quadri sono stati definiti come una sorta di musei, una galleria di oggetti archeologici perfettamente delineati, in sintonia con quella che era la cultura antiquaria e collezionista dell’epoca.

In Primavera ritroviamo la minuzia e la ricercatezza del pittore nella resa dei materiali; oggetti preziosi e ricercati, stoffe raffinate di cui riesce a rendere la consistenza e la qualità con sorprendente virtuosismo.

La processione “fiorita” raccontata da Alma-Tadema, è per certi versi simile a quella descritta da Charles Daniel Ward nell’Avanzare della Primavera. Per questo dipinto sembra che il pittore si sia ispirato alla poesia pastorale dello scrittore romano Virgilio, Le Georgiche.

Dopo un inverno grigio e triste, i fiori colorati, distribuiti dalle ninfe dei prati, portano un’allegria contagiosa. Una dolce musica nel vento, suonata dal piffero del giovane pastorello, apre il corteo delle fanciulle che procedono a piedi scalzi nell’erba e con fiori di lavanda tra i capelli. Anche l’amore sta per sbocciare in questo nuovo giorno che porterà l’avanzare della Primavera.

L’avanzare della Primavera, Charles Daniel Ward, 1905

L’avanzare della Primavera, Charles Daniel Ward, 1905

Si conclude così questo nostro viaggio primaverile nell’arte.