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Svjatlana Aleksievič

Premio Nobel per la Letteratura 2015

Come tutti gli anni in questo periodo vengono assegnati dall’Accademia Reale Svedese delle Scienze i premi Nobel e, come sempre, al sentire i nomi degli eletti, viene immancabilmente da chiedersi: chi sono costoro?

Molto spesso, infatti, i candidati delle varie categorie sono gente sconosciuta ai più, nota agli addetti ai lavori o rinomata, in modo particolare e quasi esclusivo, nel proprio paese di appartenenza.

161353-420x236Anche la vincitrice del premio Nobel per la Letteratura non fa eccezione: Svjatlana Aleksievič è stata scelta per la sua opera polifonica, un monumento alla sofferenza e al coraggio nel nostro tempo”.

Ma chi è davvero la quattordicesima donna e prima Bielorussa ad aver vinto questo riconoscimento?

Giornalista, cronista e scrittrice, nasce il 31 Maggio 1948 a Stanislav, città dell’Ucraina Occidentale. Nella sua vita e nella sua carriera editoriale, ha scelto e seguito i principali fatti di cronaca e di politica che hanno coinvolto il suo paese, l’ex Unione Sovietica, concentrando le sue opere dalla seconda metà del Novecento in poi.

Il suo primo capolavoro, The Unwomanly Face of the War (ovvero, La guerra non ha un volto di donna) esce nel 1985, ed è subito scandalo. Il regime la boicotta, i detrattori la accusano di pacifismo e di deglorificazione della donna sovietica che, ritratta in ambiente di guerra, sul campo, viene distolta dall’immaginario collettivo standard della moglie e madre intenta a rammendare i calzini per i poveri mariti e figli al fronte. La Aleksievič non si lascia tuttavia intimidire: il suo intento è proprio quello di descrivere come anche la popolazione femminile ha avuto parte attiva nel conflitto mondiale (per buttarla sul ridere, mi viene da pensare che, forse, se la giovane fanciulla, eletta Miss Italia 2015, avesse letto, o almeno conosciuto, tale opera, probabilmente si sarebbe evitata tutta una sfilata di figuracce e gaffes, per così dire, storiche).

A fissare il suo ruolo di pietra miliare nella Narrativa di Guerra è il suo secondo lavoro, The Last Witnesses: 100 Unchildlike Stories (pubblicato sempre nel 1985), che la rende un simbolo e una voce fuori dal coro nella Bielorussia che si sta formando, che ha bisogno di ideali e, soprattutto, di testimoni che descrivano le atrocità subite ad opera dei sovietici e dei russi.

Il suo realismo quasi cinico la porta ad una serie di processi, che è costretta a fronteggiare a seguito della pubblicazione, nel 1989, di Ragazzi di Zinco, libro sui giovani che hanno partecipato alla guerra in Afghanistan e che sono cover_9788866327158_1492_492stati rimpatriati in casse di zinco per poi essere sepolti di nascosto. A salvarla, oltre alla sua fermezza e al suo temperamento, il supporto delle associazioni per i diritti umani, grazie al loro ruolo attivo e di protesta. Ad essere apprezzato da questi ultimi, nelle sue opere, è il suo sguardo da cronista che racconta però non i fatti, quelli che sanno tutti, ma che va dentro ai fatti, dentro quelle vite e quelle morti.

Lo sguardo attento della Aleksievič non è però facile da ottenebrare: nel 1997 tratta un altro tema spinoso e con la sua Preghiera per Chernobyl, racconta la crisi esistenziale che ancora regna nelle vite di coloro che, downloadnel 1986, sono stati colpiti dal disastro nucleare. Traspare dalle sue pagine la voglia di raccontare ciò che non era visibile ma c’era, le sue congetture e i suoi sentimenti più veri, sottraendo così freddezza a una testimonianza di cronaca per renderla letteratura.

Tempo di seconda mano. La vita in Russia dopo il crollo del comunismo è il suo ultimo lavoro: come sempre, ad essere protagoniste sono le voci delle persone comuni, dei piccoli individui, che raccontano la fine dell’epoca del regime sovietico, raccolte durante gli anni.

La penna di Svjatlana Aleksievič è questo: crudeltà reale, rapporto dettagliato e fedele, racconto senza filtri e ombreggiature. Tutto viene messo su carta stampata e divulgato perché l’importante è che il messaggio passi, che la testimonianza si diffonda, che il mondo sappia.

Ovviamente, il suo lavoro non è stato semplice e il suo percorso non è stato, tanto meno, privo di ostacoli: oltre ai processi di cui si è accennato in precedenza, è stata infatti perseguitata dal regime del presidente bielorusso Lukasenko (eletto nel 1994) e definita ‘persona non gradita’ dal presidente russo Putin. Per questo, è stata costretta a lasciare il suo paese; vive ora a Parigi.

Per concludere, Svjatlana Aleksievič non sarà una delle scrittrici più note, più conosciute e sicuramente più vendute al mondo: è una persona semplice proprio come semplici sono i modi che usa per trattare argomenti complessi e spinosi, che danno fastidio a molti. Ma a contraddistinguerla è stato e sarà sempre il suo temperamento fiero e coraggioso: sa di appartenere a un popolo che ha subito soprusi, guerre, ritorsioni ma che si sa rialzare dalle ceneri per rinascere come l’araba fenice delle leggende. E proprio come una fenice non può essere messa a tacere.

La Aleksievič continua il suo urlo al mondo per testimoniare la verità, la realtà, la storia: perché la sua non è narrativa romanzata ma documentazione del mondo reale e vero.