Carnevale: usanze e tradizioni italiane

Si avvicina uno dei periodi più allegri e festosi dell’anno: il carnevale.
Sono molti i festeggiamenti che si svolgono nel mondo e in Italia soprattutto, dove la festa è vissuta con giubilo.
Ma conoscete davvero come nasce il carnevale?

Innanzitutto, dovete sapere che si tratta di una festa legata alla tradizione cattolica, infatti la scelta della parola carnevale non è stata fatta a caso: deriva dal latino “carnem levare” ovvero “eliminare la carne” proprio ad indicare il fatto che l’ultimo giorno di carnevale – il martedì grasso – precede l’astinenza e il digiuno della quaresima, che comincia il mercoledì delle ceneri. In antichità, infatti, – ma anche oggi in famiglie molto religiose – nel periodo di quaresima non si mangia carne il mercoledì e il venerdì.

Benché presente nella religione cattolica, i caratteri di questa festività trovano le loro origini in tradizioni più antiche, come i saturnali romani e le dionisiache greche. Questi ricevimenti erano intrisi di concessioni, divertimento puro, baldoria, dove tutto era concesso e il sovvertimento delle regole sociali era all’ordine del giorno; era lecito lasciarsi andare alla dissolutezza assoluta e fare scherzi di ogni genere. Il famoso detto “A carnevale ogni scherzo vale”, infatti, trae origine proprio dalla natura di questi antichi festeggiamenti.
Da un punto di vista storico e religioso, invece, il carnevale era sì considerato un periodo di festeggiamenti ma soprattutto di rinnovamento simbolico, alla fine del quale – dopo il periodo di caos e divertimento – ricominciava un nuovo ciclo che terminava al carnevale seguente.

Ma passiamo adesso al carnevale come viene festeggiato oggi.
Molte città italiane sono affezionate alla tradizione carnevalesca, tanto da organizzare parate per le strade, festeggiamenti pubblici e mascheramenti di ogni genere.
Vediamo, quindi, come viene celebrata in alcune città la festa più colorata e allegra di sempre!

VENEZIA
Uno dei carnevali più famosi e apprezzati nel mondo, è sicuramente quello di Venezia che conta ogni anno una grande affluenza di persone. Ma sul carnevale di Venezia trovate un focus all’interno del magazine.


 

VIAREGGIO
Il carnevale di Viareggio è considerato uno dei più importanti tanto in Italia quanto in Europa.  Secondo la tradizione della città toscana, gli enormi carri sfilano durante la passeggiata a mare viareggina, alla quale centinaia di persone applaudono alla maestosità, all’armonia e ai colori dei carri.

Origini
La tradizione della sfilata dei carri risale al 1873 quando alcuni ricchi borghesi si mascherarono e scesero in piazza a protestare contro le troppe tasse che erano costretti a pagare. Divenne così una ricorrenza annuale ed entro la fine del secolo vennero introdotti anche i carri nelle sfilate “da malcontento”. Neanche la Prima Guerra Mondiale riuscì a distruggere il carnevale di Viareggio che, però, dovette interrompersi per tutto il tempo della pausa bellica (sei anni). Riprese, poi, nel 1921 anno in cui i carri sfilarono per la prima volta lungo due viali di mare, particolare che è rimasto invariato nei secoli, fino ad oggi.

Carri
Inizialmente, i carri erano costruiti con materiali pesanti come lo stucco, poi sostituito dalla carta pesta modellata fino a raggiungere la raffinatezza negli anni ‘30 del ‘900 con la carta a calco.

Durante il periodo carnevalesco, uno dei principali eventi della città di Viareggio è il torneo di calcio giovanile Coppa Carnevale, detto anche Torneo di Viareggio, nato nel 1949.
Tutto il carnevale viareggino è caratterizzato da veglioni e feste in maschera che si tramandano dagli anni ’20.




CURIOSITA': negli anni ’20 venivano celebrati i “veglioni di colore” durante i quali le donne dovevano indossare il colore prescelto e gli uomini lo smoking con accessori (maschera, coriandoli ecc.) della tinta indicata.

Carnevale di Viareggio Fonte: www.carnevale-viareggio.it

Carnevale di Viareggio
Fonte: www.carnevale-viareggio.it

Oggi i veglioni non sono altro che feste rionali che si svolgono, appunto, nei cinque rioni della città (Quartiere Campo D’aviazione, Torre del Lago, Marco Polo, Darsena e Croce Verde) soprannominati i Rioni del Carnevale di Viareggio. Allo stesso modo del carnevale diurno, i rioni ospitano carri amatoriali e moltissime persone che girano a piedi mascherate. Per le strade dei cinque quartieri vengono allestite piste da ballo, stand fieristici e piccoli punti ristoro dove è possibile gustare piatti a base di pesce o tipici della località.

La Cittadella
E’ il luogo dove tutt’oggi vengono allestiti i carri, progettata da Francesco Tomassi e inaugurata il 15 dicembre 2001. La Cittadella si trova nella zona nord di Viareggio e i carri sono ivi costuditi all’interno di alcune rimesse che possono essere visitate durante tutto l’anno. Inoltre, la Cittadella vanta anche di essere un centro di cultura e spettacolo che possiede spazi aperti, sempre utilizzabili. Di fatti, molti eventi e concerti vengono allestiti nella piazza della grande costruzione, come il Festival di Gaber.
All’interno, invece, è stato realizzato un museo e un percorso guidato sulla storia del carnevale di Viareggio.

 


IVREA
Anche il carnevale di Ivrea è una delle manifestazioni più sentite in Italia.

Origini
Nato nel XVI secolo, la festa veniva gestita – in rivalità fra loro – dai rioni della città rappresentati dalle parrocchie di San Maurizio, San Lorenzo, Sant’Ulderico, San Salvatore e San Grato. Di quell’epoca sono rimaste invariate la sfilata degli Abbà e l’abbruciamento degli scarli.

Abbà e scarli
Nell’800, gli Abbà erano dei giovanotti scapestrati che durante il carnevale si travestivano da comandanti della milizia, sovvertendo scherzosamente i ruoli; oggi la figura degli Abbà è affidata ai bambini scelti per rappresentare ogni rione.
Gli scarli, invece, erano e sono tutt’ora alti pali di legno ricoperti di erbe secche che vengono incendiati al fine di produrre un grande falò. Tale rituale ha evidenti richiami alla fertilità: difatti, il lunedì di carnevale, l’ultima coppia che si è sposata nel rione scava, a colpi di piccone, la terra in cui verrà conficcato lo scarlo; la sera del martedì grasso, poi, gli Abbà appiccano il fuoco al palo, chiudendo così i festeggiamenti.
L’antica tradizione dei carnevali rionali, fu poi sostituita nel 1808 dall’unificazione della festa in tutta la città, voluta per ordine pubblico dalle autorità napoleoniche. Infatti, la figura carnevalesca del Generale nasce proprio in questo periodo.
Dunque, a partire dal XIX secolo, iniziò una fase di “storicizzazione” del carnevale, che collegava la festa alla celebrazione di ideali di libertà, uguaglianza e fratellanza derivanti dalla Rivoluzione Francese.
A tal proposito, bisogna menzionare una tradizione che tutt’oggi vige nella città di Ivrea: tutti i partecipanti al carnevale sono obbligati ad indossare il berretto frigio rosso – simbolo della rivoluzione. Chi non indossa il tipico berretto, viene automaticamente fatto vittima di una “pioggia di arance”.




CURIOSITA’: ad Ivrea il carnevale comincia già il giorno dell’Epifania, quando viene presentato il nuovo Generale che – accompagnato dalla Banda dei Pifferi e Tamburi – e scortato dal corteo, risale fino alla Cappella dei Tre Re sul Monte Stella per l’offerta dei ceri al Vescovo.


La mugnaia
Nel 1858 viene introdotta la figura della mugnaia che diventa l’eroina del carnevale e ne incarna lo spirito di libertà. La leggenda narra che nei tempi del Medioevo, la città era dominata dal feudatario Ranieri di Biandrate che pretendeva di esercitare sulle novelle spose “la prima notte”. Fu allora che Violetta, la figlia di un mugnaio locale, nel giorno del suo matrimonio con Toniotto fu costretta ad andare a palazzo dal Ranieri. Però, la coraggiosa Violetta si ribellò a questo sopruso e munita di pugnale colpì a morte il feudatario, liberando tutti i cittadini dalla sua tirannia. Da quel giorno, ogni anno a carnevale, viene celebrata la figura della mugnaia in ricordo dell’eroica Violetta.

Battaglia delle Arance
La battaglia delle arance è uno degli spettacoli più divertenti del carnevale di Ivrea, che richiama molti turisti ogni anno – anche se rischiano di essere colpiti. Infatti, si compie una vera e propria guerriglia a colpi di frutta!
Questa manifestazione ha luogo gli ultimi tre giorni del carnevale – domenica, lunedì e martedì grasso – e avviene in tutte le piazze della città piemontese. Non si sa bene quando è nata, ma si pensa intorno al XIX secolo quando cominciarono ad essere praticate scherzose schermaglie tra balconi e carrozze che si lanciavano frutta o ortaggi.




CURIOSITA’: le fanciulle lanciavano frutta e ortaggi ai loro corteggiatori  che spassavano sotto il loro balcone. Venivano usati anche confetti, coriandoli o fiori.

Battaglia delle Arance Fonte: www.marcobecker.photoshelter.com

Battaglia delle Arance
Fonte: www.marcobecker.photoshelter.com

Non si sa come sia avvenuto il passaggio al tiro delle sole arance, probabilmente perché era considerato un frutto “esotico”. In ogni caso, già dal XX secolo, si adoperavano solo le arance che, tutt’oggi, simboleggiano il sangue versato dalla rivoluzioni del passato e dalle guerre che segnarono la città di Ivrea. Nell’immediato secondo dopoguerra, poi, vennero istituiti le prime squadre ufficiali di arancieri a piedi, e i carri da getto.
La loro figura fu subito inserita nel contesto storico, già addentrato nella tradizione: per la battaglia delle arance, infatti, è stato stabilito che i carri rappresentano le forze armate del tiranno mentre le squadre a piedi rappresentano il popolo in rivolta. Lo scontro a suon di frutta divenne, così, simbolo della lotta popolo – nobiltà.
La prima squadra di arancieri si formò nel 1947 con il nome di Picche; successivamente si formarono Morte, Tuchini, Diavoli, Pantere, Scorpioni d’Arduino, Mercenari, Credendari e Scacchi.


 

CENTO
Anche nella cittadina di Cento, in provincia di Ferrara, il carnevale viene festeggiato in maniera pittoresca.

Origini
Il carnevale di Cento ha origini antiche, così come dimostrano alcuni affreschi del ‘600 de Il Guercino, ma è dal 1947 che si hanno le prime testimonianze dell’eventoDal 1990, il carnevale di Cento è diventato un importante evento folkloristico grazie al gemellaggio con il carnevale di Rio de Janeiro, durante il quale – per diversi anni – hanno sfilato maschere del carro vincente dell’edizione dell’anno prima. Essendo, dunque, un evento importante è sempre svolto al cospetto di personaggi famosi dello spettacolo.

 


CURIOSITA': Nel 2014, la manifestazione  è stata annullata in quanto – in seguito ai danni del terremoto dell’Emilia nel 2012 – sono state necessarie delle operazioni di messa in sicurezza ai magazzini che solitamente ospitano i carri allerogici.

Patron del Carnevale Fonte: www.industriadelturismo.com

Patron del Carnevale
Fonte: www.industriadelturismo.com


Nella cittadina emiliana, il carnevale si svolge durante le quattro domeniche che precedono la quaresima (saltando il 3 febbraio se capita di domenica, perché festa del patrono). Le sfilate solitamente cominciano nel pomeriggio e i carri allestiti girano più e più volte nel centro storico, accompagnati da musica e gruppi di persone mascherate che si dilettano in armoniose coreografie. Tipico è il gettito di gonfiabili e peluches lanciato agli spettatori dai carri. Nella piazza principale di Cento – piazza Guercino – viene montato un palcoscenico sul quale il Patron del Carnevale presenta la cerimonia insieme a personaggi famosi. L’ultima domenica di festeggiamenti, poi, c’è la proclamazione della società carnevalesca vincitrice.

Società carnevalesche:
Nel 1992 sono nate le cosiddette società carnevalesche, ovvero gruppi di persone che si sfidano a colpi di maschera e carri. Infatti, sono sei le società che partecipano alla gara e ambiscono alla vittoria: i Ragazzi del Guercino; Toponi; Mazalora di Corporeno; Ribelli; Risveglio; Riscatto.

Tasi e premi
L’ultima domenica, avviene la proclamazione della società vincitrice e vengono assegnati premi sia per il gettito che per i costumi. Dopo l’ultima parata, segue il tradizionale falò della maschera locale Tasi, contornato da uno spettacolo di fuochi d’artificio. Tasi, prima di essere bruciato, legge un testamento nel dialetto locato con il quale lasci i suoi averi ai personaggi famosi presenti.


 

FANO
Pare che il carnevale di Fano sia uno dei più antichi insieme a quello di Venezia. Infatti, le prime testimonianze della festività nella cittadina marchigiana, risalgono al 1347 e sono custodite nell’archivio storico del comune. Oggi, la città di Fano conta circa 100.000 visitatori ogni anno.

Origini
La leggenda narra che il carnevale di Fano sia nato intorno al 1872 successivamente alla riconciliazione di due importanti famiglie del luogo, i Del Cassero e i Da Carignano.

Musica Arabita Fonte: www.musicarabita.it

Musica Arabita
Fonte: www.musicarabita.it

Getto e musica Arabita
Come tutti i carnevali che si rispettino, anche quello Fanese viene celebrato con maschere, costumi e carri allegorici ma gli elementi della tradizione che lo differenziano dagli altri, sono il getto e la musica Arabita.
Il getto altri non è che il lancio di quintali di dolciumi dai carri allegorici; la musica Arabita, invece, è un gruppo di musicisti che oltre agli strumenti tradizionali utilizza vari oggetti per produrre musiche.

Sfilate
Le sfilate dei carri – costituiti di cartapesta e gommapiuma e alti anche fino a 16 metri – si svolgono presso il Viale Gramsci. I carri sono sempre preceduti dal Pupo – Vulón in dialettoun fantoccio a cui gli abitanti davano la colpa dello spirito permissivo del carnevale, e che viene bruciato in un grande falò. Il corteo è distinto in tre momenti diversi: nel primo giro, vengono presentati i carri; nel secondo, avviene il getto; nell’ultimo giro – detto giro della luminaria – i carri si illuminano nel buio e creano giochi di luce e colori.


ACIREALE
Il carnevale di Acireale è definito il più bel carnevale della Sicilia e, come molti altri, ha radici antiche. E’ gemellato con il carnevale di Viareggio e ospita la sfilata di alcune maschere Veneziane.

Origini
Il primo documento che attesta lo svolgimento della manifestazione risale al 1594. La storia narra che il carnevale acese sia nato spontaneamente fra il popolo e si sia poi ripetuto negli anni; la gente, libera da vincoli istituzionali, poteva scherzare liberamente dando luogo a feste in maschera durante le quali si era soliti prendere di mira i potenti del tempo con satira e sberleffi.
Nel XVII secolo c’era l’usanza della battaglia di arance e limoni che fu, però, bandita nel 1612. Alla fine dello stesso secolo, in seguito al Terremoto del Val di Noto, la Sicilia tutta era in lutto e il carnevale non venne festeggiato per anni. Solo nei primi anni del XVIII rinasceva la tradizione del carnevale, forse anche dettata dalla speranza post-sisma.
Nel 1929, venne organizzato così com’è oggi.

Numero Unico del 1939 Fonte: www.carnevaleacireale.info

Numero Unico del 1939
Fonte: www.carnevaleacireale.info

Le maschere antiche
Una delle prime maschere del carnevale di Acireale – in uso dal 1667 – fu l’Abbatazzu (o Pueta Minutizzu) che, vestito in modo stravagante con grandi parrucche e munito di grossi libri, ironizzava sul clero del tempo e in particolar modo sull’Abate-Vescovo di Catania. L’Abbatazzu portava anche un grosso tovagliolo al collo, che in antichità era il simbolo delle persone infette da gravi malattie; probabilmente, l’indossarlo era un modo per esorcizzare le paure rispetto alle gravi epidemie dell’epoca.
Il Baruni fu la maschera successiva all’Abbatazzu che mirava, però, a prendere in giro la nobiltà. I Baruni indossavano una grossa cappa, nastrini sgargianti, cappello a cilindro e grosse catene e si muovevano con andamento sgraziato e pesante.
Un’altra maschera di spicco fu sicuramente quella dei Manti, che indossavano grossi mantelli neri che nascondevano l’identità. Col passare degli anni, la sua figura fu sostituita da quella del Domino, una maschera sempre tinta di nero ma con meno fronzoli. Nei primi anni del XX secolo, però, questa maschera fu bandita perché molti delinquenti erano soliti mascherarsi così dopo aver commesso qualche crimine e si mescolavano nella folla senza essere riconosciuti.
Le maschere famose degli anni ’50, invece, furono sicuramente Cola Taddazzu, Quadaredda e Nunziu Setti Cappeddi; mentre nel successivo decennio, fino agli anni ’70, c’era Salvatore Grasso detto Ciccitto ad animare le serate del carnevale.

Carri
Durante il carnevale di Acireale, si vedono sfilare tre tipologie di carri: i carri allegorico-grotteschi in cartapesta, che trattano di satira; i carri infiorati, chiamati appunto così perché arricchiti di fiori veri; e i carri in miniatura (detti Lilliput), che come dice la parola sono appunto dei carri di piccole dimensioni  all’interno dei quali c’è un bambino.

Numero unico
E’ una rivista di satira redatta ininterrottamente dal 1932 dai soci del Circolo Universitario locale, che ormai è entrata nella tradizione del carnevale acese.

 


 

PUTIGNANO
Il carnevale di Putignano è il più noto della Puglia ed uno dei più longevi d’Italia e del mondo; nel 2014, infatti, ha raggiunto la sua 620esima edizione.

Origini
Già dai tempi antichi, il 26 dicembre la città di Putignano viene scelta come meta per il trasferimento delle reliquie di Santo Stefano Promartire, che partono da Monopoli. Tale processione segna l’inizio del periodo di carnevale e una delle tradizioni più radicate nella città. La storia narra che i contadini, impegnati in quel periodo nell’innesto della vite, lasciarono i campi e si unirono festanti al corteo, abbandonandosi a balli e canti. Alcuni, poi, recitarono scherzi in vernacolo e versi satirici improvvisati. Dunque, molti storici hanno stabilito che è proprio in quel momento che nacquero le Propaggini.
Solo nell’epoca fascista il carnevale ha assunto un’atmosfera più borghese e raffinata: nacquero così la sfilata dei carri allegorici.




CURIOSITA': il primo carro che venne realizzato aveva come fulcro la rete di un pollaio.


I Giovedì del Carnevale
Il giovedì è giorno di festa per antonomasia del carnevale putignanese. Nonostante il periodo carnevalesco, come accennato prima, cominci il giorno delle Propaggini, è il 17 gennaio – festa di Sant’Antonio Abate – che il carnevale entra nel vivo; da questa data si susseguono, poi, i Giovedì del carnevale. La tradizione vuole che ogni giovedì venga dedicata la giornata a diverse “classi sociali”: il primo giovedì è quello dei monsignori, seguito in ordine immodificabile da preti, monache, vedove, pazzi, donne sposate e cornuti. Quest’ultimo, è caratterizzato dal tradizionale taglio delle corna, curato nei minimi dettagli dall’Accademia delle Corna.
I Giovedì del Carnevale, che intersecano sacro e profano, rappresentavano l’occasione per improvvisare negli jos’r, tipiche cantine del centro storico, balli in maschera. Oggi la tradizione continua, accompagnata da spettacoli, sagre e musica.

Farinella Fonte: www.terrarussa.it

Farinella
Fonte: www.terrarussa.it

Carri allegorici
Anche a Putignano, vige la tradizione sfilata dei carri allegorici. Tre domeniche prima del mercoledì delle ceneri, viene allestita la prima di quattro sfilate che rappresentano il mondo della cultura, della politica o lo specchio della società. I carri sono rifiniti nei minimi particolari, e la raffinatezza e l’originalità la fanno da padrona. Sono anch’essi realizzati in cartapesta con il metodo putignanese che viene custodito gelosamente da secoli.

La Campana dei Maccheroni e il funerale del Carnevale
Il funerale del Carnevale, è un rito che ha radici molto antiche, presente anche in altre città del meridione. Attivo fino alla metà dell’ ‘800 è stato poi bruscamente interrotto. All’epoca, la sera del martedì grasso, alle ore 23, la campana della Chiesa Madre scandiva lentamente 365 rintocchi (uno per ogni giorno dell’anno) per ricordare ai cittadini che il tempo del carnevale era finito e stava per cominciare quello della quaresima. Tuttavia, nel 1997 la tradizione è tornata in auge grazie al professor Pietro Sisto e all’Associazione Culturale “La Zizzania” che l’hanno trasformato in un evento di piazza. Di fatti, in piazza Plebiscito, sotto la Chiesa Madre, viene allestita una campana in cartapesta e grazie ad alcuni amplificatori è possibile ascoltare i 365 rintocchi registrati su un cd. La figura del carnevale, in occasione della sua “dipartita”, è affidata ad un maiale di cartapesta che viene bruciato, come segno che i festeggiamenti sono terminati. Dopo il funerale, è tradizione ballare fino alla mezzanotte e  consumare maccheroni al sugo con salsiccia, da qui il nome “Campana dei Maccheroni”.

Maschere
La maschera putignanese ufficiale è quella di Farinella, che indossa un abito con i simboli della città. Il nome della maschera deriva dal prodotto tipico omonimo che è una ferina di legumi. A tale maschera è stato addirittura dedicata una canzone composta da M. Benedetto Pipoli.