Donne D’arte

“Date alle donne occasioni adeguate ed esse saranno capaci di tutto.” 

Oscar Wilde

Nello scegliere di chi artista parlarvi in questo numero del magazine e in concomitanza del mese dedicato alla donna ho pensato ad un percorso diverso. Mi sono chiesta “Quante donne sono entrate a far parte della Storia dell’arte?” Siamo così pieni di nomi di artisti maschili che ricordarne di femminili ci risulta difficile. In realtà le donne artiste sono state molte, ma per molti secoli sono rimaste “invisibili”. Cercherò di percorrere velocemente la storia dell’arte e di soffermarmi infine su diverse personalità dell’arte contemporanea. Non riuscirò sicuramente a rendere giustizia a tutte le donne della storia dell’arte, ma probabilmente in questo mio breve viaggio artistico, riuscirò a farvi tornare alla mente qualche nome femminile e a farvi notare come nel corso degli anni le donne hanno combattuto per riuscire ad esprimere la loro essenza.

I primi riferimenti ad artiste donne ci arrivano da Plinio il Vecchio, che annovera tra le pittrici greche, Kalypso, Aristarete, Timarete, Iaia e Olympas. Ma fino al cinquecento l’aspirazione artistica delle donne viene ignorata e repressa, solo a partire dal XVI secolo alcune pittrici riescono a farsi conoscere. È il caso di Marietta Robusti, che lavora per quindici anni nella bottega del padre, il più noto Tintoretto, dimostrando doti straordinarie al punto da essere invitata dal re spagnolo Filippo II, ma la sua fama finì presto perché non ricevette il consenso paterno a recarsi in terra straniera. Sorte opposta fu invece quella di Sofonisba Anguissola, che riuscì ad esercitare la funzione di ritrattista ufficiale alla corte di Spagna, perché suo padre, uomo liberale e appassionato di pittura, glielo consentì. Ma la prima donna ad essere ammessa all’Accademia di Disegno fu Artemisia Gentileschi, la maggiore pittrice del Seicento. Artemia mostrò le sue doti già prima del suo ingresso in Accademia, infatti tre anni prima aveva già dipinto il suo capolavoro, “Giuditta che decapita Oloferne”, noto soggetto biblico, che vuole però mostrare il rancore di tutte le donne violentate nei secoli. Artemisia infatti venne violentata a diciotto anni da un amico del padre e durante il processo contro il suo stupratore dovette subire ogni tipo di umiliazione da parte di una giustizia maschilista e reticente verso le vittime femminili.

Un altro caso di precocità artistica fu quello di Elisabetta Sirani che a soli 17 anni, era già considerata un maestro, nella sua produzione si contano più di 200 dipinti; fu apprezzata nelle maggiori corti europee per la sua raffinatezza e per l’intensità espressiva dei suoi quadri.

Nel corso del Seicento si affermano ancora molte altre artiste donne, in special modo le pittrici olandesi Clara Peeters, Maria Van Oosterwijck e Rachel Ruysch. Ancor di più Maria Sibylla Merian che si specializza nell’illustrazione botanica ed entomologica, al punto da essere inviata dalle autorità olandesi nella colonia del Suriname per illustrare i risultati di una spedizione scientifica. È il periodo delle nature morte, e in Italia è la milanese Fede Galizia ad eccellere in questo ambito, dotata di un eccezionale talento, riesce ad esaltare la bellezza compositiva delle sue nature morte grazie ad una luce fredda e tagliente. Se la pittrice milanese dominava la scena delle nature morte, quella della ritrattistica, fu dominata dalla veneziana Rosalba Carriera. La sua opera perdura per tutto il settecento; unica la sua tecnica del pastello, conquistò la fama internazionale grazie alla sua versatilità e finezza descrittiva nell’introspezione psicologica dei personaggi rappresentati. In ambito europeo tra Settecento e Ottocento vanno ricordate sicuramente la svizzera Angelica Kaufmann e la francese Marie-Guillemine Benoist entrambe diventate famose per i loro linguaggi e messaggi forti. La Kaufmann fece scandalo per alcuni suoi nudi maschili ritratti dal vero, mentre Marie-Guillemine Benoist, si batté per l’abolizione della schiavitù anche attraverso dei suoi quadri. Col passare del tempo assistiamo ad un rinnovarsi della pittura, la poetica dell’impressionismo tocca anche l’animo delle donne, Mary Cassat, Berthe Morisot, Suzanne Valadon ed Eva Gonzales, sono le quattro ricordate dalla storia dell’arte. Berthe Morison in particolare, fu la prima donna ad unirsi al gruppo dei grandi maestri francesi di fine Ottocento, e contribuì all’organizzazione della prima collettiva parigina per sole donne (Salon des Femmes). È solo l’inizio di un cambiamento che si sente nell’aria, il primo Novecento porta con se le “avanguardie storiche” che introducono un rinnovamento radicale della pittura. Aumentano le donne artiste di talento, sebbene spesso abbiano un ruolo marginale di compagne o muse ispiratrici di grandi artisti, è il caso di Gabriele Munter, Marie Laurencin, Leonora Carrington, Frida Kahlo, Jeanne Hébuterne. Diversamente, in Russia, dopo la Rivoluzione d’ottobre, viene riconosciuto un ruolo di primo piano nella pittura e nel design alle artiste delle avanguardie, le più importanti firme della nuova arte russa sono Alexandra Exter e Varvara Stepanova. È solo l’inizio, nel periodo tra le due guerre, le donne si spingono in generi e settori creativi dai quali erano da sempre state escluse; l’astrattismo senza eguali di Sonia Delaunay, la fotografia della friulana Tina Modotti, l’art Deco di Tamara de Lempicka che diventa famosa per i ritratti femminili nei quali raffigura donne emancipate da ogni tutela maschilista. Le artiste contemporanee da ricordare sono molte e ho selezionato per voi solo alcune delle personalità più forti del Novecento, e forse quelle che molti definiscono “strane”, alcune delle quali probabilmente sono “poco note” proprio perché ritenute estreme nella loro concezione artistica.

frida kahlo

1907 – 1954

Frida Kahlo è forse una delle artiste più conosciute al mondo, grande esempio di forza e creatività. Una donna che riesce a raccogliere tutto il suo dolore e farlo sfociare nell’arte, creando visioni del corpo femminile non più distorto da uno sguardo maschile. Dopo una prima serie di dipinti incentrati sulla descrizione degli incidenti della sua vita, realizza dipinti che parlano del suo stato interiore e della sua percezione del mondo, cercando di mostrarli attraverso simboli.

vivian maier

1926 – 2009

Vivian Maier è una fotografa statunitense, ma prima ancora una tata newyorkese che si dedica alla fotografia nel tempo libero. Cerca di documentare la quotidianità catturando dei frammenti della realtà, con una sensibilità unica. I soggetti delle sue fotografie sono persone che l’artista ha incontrato nei quartieri degradati delle città, fotografie spontanee, semplici, che mostrano lo sguardo curioso dell’artista nei confronti della società contemporanea.

joko ono

1933

Yoko Ono è un artista giapponese naturalizzata statunitense, divenuta celebre per la sua attività artistica e per essere stata collaboratrice e compagna di John Lennon. È un personaggio poliedrico e socialmente attivo, durante il suo soggiorno a New York subì il fascino dell’arte contemporanea e dei musicisti d’avanguardia, diventando uno dei primi membri del movimento Fluxus. Yoko Ono, fin dai suoi esordi è riuscita a diffondere attraverso l’arte e la musica un messaggio di pace e di rispetto dei diritti umani. Molti dei suoi lavori, d’avanguardia sia dal punto di vista artistico che politico, esprimono un interesse al movimento femminista: a lei molto caro è il tema delle disuguaglianze, soprattutto di genere. Tra i suoi lavori più celebri c’è “Cut Piece” (1965), una performance nella quale l’artista è seduta al centro di una sala e permette agli spettatori di tagliare a brandelli i propri vestiti, fino a rimanere quasi nuda. Questa performance vuole mostrare come il corpo della donna viene percepito dall’opinione comune e annullare la barriera che divide artista e spettatore, tema affrontato dalla Body Art. Degli anni ‘60 ci sono numerosi altre opere che anticipano i temi dell’arte concettuale, fino ai film sperimentali prodotti tra il 1964 e il 1972, in contemporanea con la sua carriera da musicista. Tra i suoi progetti più recenti si ricordano “My Mommy Was Beautiful” (2004), che consta in una serie di volantini, striscioni e cartoline con le immagini di un seno e di una vagina, distribuiti per le vie di Liverpool. L’opera fece molto scalpore e l’artista fu attaccata da molti, ma Yoko Ono si giustificò sostenendo che l’intento della sua opera era quello di portare le donne alla consapevolezza del proprio corpo. Altra iniziativa su scala mondiale è quella del “Wish Tree”, esposta alla Galleria Guggenheim di Venezia. I visitatori sono invitati dall’artista ad appendere su un albero un foglietto con i loro desideri e sogni più intimi, così come l’artista stessa era abituata a fare da bambina. La pratica vuole ribadire il carattere universale e di condivisione tipico della poetica artistica di Yoko Ono.

gina pane

1939 – 1990

Gina Pane è una delle più grandi rappresentanti della Body Art, ha donato letteralmente il proprio corpo alla sua arte. Realizzò una serie di performance in cui ogni suo gesto, spesso legato al dolore sul suo corpo, viene compiuto quasi come un rituale. Si rivolge principalmente alle donne e alla loro condizione negli anni settanta. Le opere più famose sono certamente, “Il bianco non esiste”, performance nella quale Gina si taglia con una lametta il viso di fronte ad un pubblico sbigottito, simboleggiando le ferite delle donne costrette a subire abusi e dolori; e “Azione Sentimentale”, sicuramente la più suggestiva. L’artista in questo caso stacca le spine dal suo bouquet di rose e si provoca ferite con quest’ultime lungo le braccia lasciando che le macchie di sangue la ricoprano, il significato simbolico qui è chiaramente rivolto al martirio. Il sangue diventa un elemento sempre presente nelle sue performance, e il dolore autoinflitto il suo modo di donarsi al pubblico.

rebecca horn

1944

Rebbecca Horn è una scultrice e regista tedesca, è nota soprattutto per le sue creazioni di Body Extension. Le sue opere sono particolarissime, si tratta di estensioni del corpo create con balsa e tessuto che avevano lo scopo di dare forme e significati nuovi al corpo. La sua opera più famosa è “Einhorn” (Unicorno) essenzialmente è un vestito dotato di un lungo corno che parte dalla testa. L’artista esprime la “solitudine comunicando attraverso le forme del corpo” con opere d’arte fuori da ogni limite, coinvolgendo l’artista e lo spettatore nel momento creativo.

marina abramovic

1946

È una delle prime performer e una figura chiave della Body Art. La sua opera vuole indagare la società e l’essere umano, infatti ha sempre creduto in un’arte che riuscisse ad  indagare le necessità della società. Marina sceglie sempre temi che vanno dalla rappresentazione della sessualità e della femminilità, alla realtà quotidiana e sociale; il suo corpo è inteso come parte della sua arte. Sicuramente il suo contributo ha segnato fortemente l’arte contemporanea.

jenny holzer

1950

Jenny Holzer è una delle più note artiste concettuali statunitensi. La sua concezione artistica è basata sul principio di arte pubblica e che l’arte possa diffondere messaggi al di fuori degli spazi e dei canali tradizionali. Le sue tematiche sono quelle di guerra, politica, violenza e morte e i suoi messaggi sono autoritari, spaziano tra diversi generi, frasi laconiche disposte in ordine alfabetico, dichiarazioni più complesse e intimistiche distribuite su volantini, T-Shirt, pannelli pubblicitari e su monumentali insegne a LED. La prima serie di opere importanti risale al 1977-80 e si chiama “Truism”, qui Jenny ricerca una comunicazione alterata ma al contempo spiazzante. I truismi sono brevi affermazioni che l’artista costruisce partendo da modi di dire popolari, sono affermazioni brevi e ipnotiche spesso molto diverse tra loro, la voce narrante sembra diversa, come è diversa anche la loro rappresentazione e i loro mezzi di comunicazione, sempre di massa. Lo spettatore viene inconsapevolmente trascinato dai messaggi, quali “Se non lasci il segno rinunciaci”, “Uno sforzo sincero è tutto quello che puoi chiedere”, “Non aspettarti che la gente sia quello che non è”. Una delle tante versioni più significativa dei suoi Truism è “Spectacular Board” del 1982 a Time Square, è essenzialmente un pannello elettronico a LED sul quale comparivano frasi forti come “L’abuso di potere non è mai una sorpresa” o “Proteggimi da ciò che voglio”. Ma ancora più toccanti sono le opere successive, come “Laments”, una serie di 13 insegne a led su 13 sarcofagi che riportano continui pensieri sulla morte di uomini, donne e bambini; o come “Lustmord”, creata durante il periodo della guerra in Bosnia, una serie di “scritture sul corpo” che riportano frasi di violenza pronunciate da carnefici, vittime e osservatori, che ricordano gli stupri subiti dalle donne, vittime innocenti delle guerre.

sophie calle

1953

Sophie Calle è una fotografa, scrittrice e regista francese. Utilizzando diversi mezzi artistici, libri, foto, video, narra le sue storie private e quelle delle persone che incontra lungo il suo cammino, fa della sua vita delle opere d’arte. Opere che muovono il limite della sfera privata a quella pubblica, e giocano con la figura del voyeur e quella dell’esibizionista. Infatti uno dei suoi temi preferiti è quello della sparizione delle persone e degli oggetti, che lasciano traccia solo nelle fotografie e dai segni lasciati nell’ambiente. Le sue opere sono senza dubbio fuori dal comune, come la sua curiosità senza limiti.

cindy sherman

1954

Cindy Sherman è una fotografa e regista americana, è conosciuta per i suoi autoritratti concettuali. La sua opera affronta le problematiche della rappresentazione delle donne, interpretando diversi ruoli e entrando nei panni di personaggi diversi che erano al tempo stesso divertenti e scioccanti.

francesca woodman

1958 – 1981

Francesca Woodman è una fotografa statunitense, artista importante e influente nel panorama artistico del XX secolo. La sua arte si concentra sul proprio corpo e su quello che lo circonda, cercando quasi l’astrazione e la mimetizzazione, nascondendosi e integrandosi con l’ambiente circostante. Tra le sue opere più note va ricordata sicuramente “Abandoned house” in cui Francesca si nasconde dietro la carta da parati ma ha lo sguardo sempre rivolto verso l’obiettivo, e la serie “Self-deceit” nella quale il corpo e lo spazio si plasmano a vicenda.